I nuovi figli della Cina

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La Cina è uno dei Paesi più estesi al mondo, culla di una civiltà millenaria, oggetto di curiosità e meta, sin dall’antichità, di viaggiatori che dall’Occidente si spingevano sin laggiù, non sempre e non solo per interessi strettamente culturali, ma anche economici e commerciali.

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Pianificare un viaggio in Cina in completa autonomia, seppur non impossibile, non è comunque semplicissimo. La difficoltà non dipende soltanto dalla vastità dei suoi territori, dalle inevitabili differenze climatiche (di cui bisogna sempre tener conto), dai problemi legati alla lingua ed ai suoi incomprensibili ideogrammi, ma anche e soprattutto dalla cortina di riservatezza che ancora oggi circonda questo straordinario Paese.

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Basti pensare, a titolo meramente esemplificativo, che a tutt’oggi alcuni fra i motori di ricerca, le piattaforme multimediali ed i social forum più diffusi al mondo (quali Google, You Tube o Facebook, tanto per citare i più noti…) sono messi al bando dal governo cinese e resi inoperabili all’interno dei confini nazionali, per via di una ferrea censura assai poco proclive ad aprirsi alle “novità” che arrivano dall’Occidente.

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In questo articolo non mi dilungherò sulla descrizione monografica del mio viaggio indipendente in Cina, anche perché di questo ho ampiamente scritto nell’apposita sezione del blog dedicata “ai miei viaggi”. Per chi fosse interessato, è sufficiente cliccare qui ed essere reindirizzato alla relativa pagina.

Tuttavia, per fornire un’idea di massima dei luoghi che ho avuto il privilegio di visitare, lascerò parlare le foto, limitandomi a presentare in rapida sequenza una piccola selezione di alcune delle immagini che ho catturato durante la mia permanenza nel mitico “Paese del Drago”…

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Inutile negarlo: la Cina mi ha regalato mille ricordi indelebili, mille emozioni profonde come quella vissuta proprio il mio ultimo giorno trascorso a Pechino e di cui mi accingo a scrivere, per il piacere di poter condividere con i lettori che vorranno leggere, le mie impressioni e le mie personali considerazioni.

Il sole splende alto in un cielo terso ed azzurro come non mai. La data è di quelle fatidiche: primo Maggio, festa dei lavoratori… e da quelle parti, in un Paese che rivendica con orgoglio le proprie radici comuniste, la festa che inneggia al lavoratore è davvero sentita in modo speciale. Mi regalo un estremo bagno di folla catapultandomi nel cuore pulsante della città: Piazza Tienan’men.

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La Piazza è un brulichìo di persone in festa, dappertutto sventolano bandiere rosse ed i fiori che adornano le aiuole tutt’intorno, fanno da cornice ad una scenografia incantevole.

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L’atmosfera è da brividi, la gente per strada sorride eccitata e chissà perché, in barba alle censure, ai divieti, alle immancabili telecamere che scrutano e controllano tutto e tutti dall’alto, mi viene da pensare che forse quella gente, nella loro semplicità, sia più felice di quanto noi possiamo immaginare…

Viaggiare, in fondo, è anche un modo di conoscere meglio i popoli, osservandoli da vicino nel loro ambiente naturale. Ed osservando da vicino i cinesi mi son fatto l’idea che questo sia un popolo forse un po’ naïf, candidamente istintivo ma, fondamentalmente sereno e motivato.

Almeno in apparenza sembrano tutti allegramente incuranti delle più elementari regole civili, il traffico automobilistico è da incubo metropolitano, gli attraversamenti pedonali vengono sistematicamente ignorati, il rispetto del turno, la capacità di rimanere disciplinati in coda è solo una mera ipotesi e non sorprendetevi neppure se, camminando per strada, vi arriverà all’improvviso sui piedi, senza colpo ferire, lo sputo di un passante: ho visto uomini e donne esercitare “l’arte” dello sputo con una naturalezza che, ovviamente, dalle nostre parti risulta incomprensibilmente sconcertante…

L’altra faccia della medaglia, però, è che questo è anche un popolo laborioso ed industrioso, affidabile, umile e disponibile ma, allo stesso tempo, orgoglioso delle proprie radici e consapevole della propria cultura, un popolo che ha capito che l’unica possibilità di riscatto può arrivare solo attraverso il duro lavoro e l’impegno, senza scorciatoie. Non a caso le Università cinesi sfornano ogni anno i migliori studenti al mondo nei confronti dei quali, noi Occidentali non riusciamo più a reggere il passo.

Guardandomi intorno, ho avuto la netta sensazione che oggi in Cina l’uomo della strada badi all’essenziale, puntando dritto al sodo, al soddisfacimento dei bisogni concreti e contingenti mentre, di contro, appare distaccato dalla politica, non sembra crucciarsi più di tanto per il fatto di vivere sotto un regime che il resto del mondo definisce dittatoriale, un regime strettamente controllato dal Partito Comunista che utilizza la censura preventiva come routine, specialmente su Internet.

Dei massacri consumati dall’esercito nel giugno di trent’anni fa, a seguito della rivolta studentesca che ebbe come teatro proprio Piazza Tienan’men, che adesso appare dinanzi ai miei occhi imbandierata a festa, non ne sono rimasti neppure gli echi lontani.

Così come nell’oblìo, nel dimenticatoio, sembra essere caduto il “rivoltoso sconosciuto”, quell’eroico ragazzo che da solo, con la sua pacifica resistenza passiva, riuscì a fermare i carri armati a due passi dalla Città Proibita e di cui mostro, a beneficio di chi a quel tempo non era ancora nato o era solo un bambino, un’immagine di repertorio…

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Persino i giovani, che almeno in teoria dovrebbero essere più sensibili ai divieti ed alle censure, fingono di ignorare che nel loro Paese, da questo punto di vista, ci sia un problema. Ho sfiorato con delicatezza l’argomento con alcuni di loro, ma le risposte alle mie domande sono sempre state evasive.

Ho chiesto loro che senso abbia l’accesso vietato su “Whatsapp” (la nota piattaforma di messaggistica del gruppo Facebook, utilizzata nel resto del mondo) e loro, con un indecifrabile sorriso di circostanza mi hanno risposto di non farne un dramma: si accontentano di “WeChat”, una specie di surrogato “made in China”.

Ho chiesto lumi sul perché parole come “libertà” e “democrazia” siano state letteralmente cancellate da tutte le loro enciclopedie online; per tutta risposta, sempre sorridendo, mi hanno fatto notare che la libertà di cui spesso parliamo noi Occidentali, scorporata dall’idea di “lavoro” e di “giustizia sociale” è solo un concetto astratto, una bella parola priva di contenuti reali.

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Non ho ben capito se dicono sempre quello che pensano, o se lo dicono solo per farci credere che lo pensino realmente. Di certo, vivere all’interno di un sistema totalitario, così rigidamente selettivo e meritocratico, li ha resi particolarmente motivati e competitivi ma, a mio modesto modo di vedere, li ha anche esposti al pericolo dell’individualismo, li ha resi ideologicamente sempre meno ortodossi.

Per farla breve, limiti, restrizioni e controlli non mi pare abbiano minimamente scalfito il loro impegno quotidiano, la loro voglia di arrivare in alto e neppure il loro buonumore di fondo. Tuttavia, ho come l’impressione che l’idea secondo la quale la felicità debba provenire dal servire il loro Paese stia gradualmente lasciando il posto a quella secondo cui la felicità scaturisca dal soddisfacimento dei propri bisogni e dalla realizzazione delle proprie aspettative.

Non voglio entrare in analisi sociologiche o politiche: non mi interessa farlo e non ritengo neanche di avere le competenze specifiche per addentrarmi su questo terreno.

Tuttavia, avendo viaggiato abbastanza, posso dire d’essermi imbattuto talvolta (per fortuna di rado) in popoli rassegnati all’ineluttabilità del loro triste destino e quindi, consequenzialmente, pigri ed indolenti, se non, addirittura, rancorosi. Mi sembra onesto sottolineare, a beneficio di chi giudica sempre da lontano avvalendosi di falsi stereotipi e luoghi comuni, che i nuovi figli della Cina non mi hanno dato affatto questa impressione…

Sono partito per la Cina con un pizzico di supponenza e molti dubbi; sono tornato con una grande certezza: questo è un Paese dove non vivrei (perché io ho un concetto di libertà diverso dal loro) ma, sicuramente, è un Paese affascinante e suggestivo di cui serberò per sempre un grande ricordo!

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24 pensieri riguardo “I nuovi figli della Cina

  1. in occasione del trentesimo anniversario dalla rivolta studentesca di piazza tienanmen, il tuo articolo cade a proposito per tenere deste le coscienze e tornare a far luce su un episodio forse dimenticato troppo in fretta!

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    1. Ti ringrazio Arturo,
      in realtà non era nelle mie intenzioni dare un taglio “politico” al mio articolo. Mi sono limitato ad esprimere le mie personali sensazioni che ho ricavato osservando i cinesi da vicino e parlando in modo informale ed amichevole con alcuni di loro.
      Fatta questa doverosa precisazione, sono d’accordo con te: teniamo deste le coscienze senza mai abbassare la guardia! 😉

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  2. E così imparo cose nuove leggendoti… bell’articolo 🙂

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    1. Ciao Simona,
      Grazie per le tue belle parole! Sono lusingato…

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      1. Lo stesso per me.. buona giornata Giovanni

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  3. Articolo di grande interesse ed attualità. Complimenti

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    1. Un sincero ringraziamento anche a te Paolo, per essere passato dal mio blog

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  4. Emiliano Giudice 13 giugno 2019 — 8:12

    Hai fatto un’analisi lucida e convincente su un popolo di cui ultimamente si parla molto solo “per sentito dire”. Il tuo post è la dimostrazione di come un viaggio può essere l’occasione per ampliare le conoscenze raccogliendo notizie e informazioni di prima mano. Belle anche le foto!

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    1. Diceva Giorgio Gaber in una delle sue canzoni senza tempo: “il conformista quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire…”
      Grazie Emiliano, il tuo commento mi fa particolarmente piacere ed è un piacere che condivido con le tante persone che mi seguono sul blog e che, con il loro supporto, mi spingono a fare sempre meglio.
      Buona giornata

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  5. Leggerti è scuola e sogno messi insieme

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    1. Grazie Maida… grazie di ❤
      sei veramente troppo gentile!

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  6. Thanks for your impressions and observations. It must have been a fascinating trip.

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    1. Thank you so much for stopping by and reading…
      You’re quite right, my friend: it was really a fascinating trip and I hope to come back there one day!

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  7. Articolo molto bello e interessante. In China siamo già stati due volte. Nel 2016 siamo arrivati anche nel Tibet e nel 2017 siamo entrati nella città proibita, il medaglione etc. Paese ultra affascinante anche nel modo nel quale sta cambiando.

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    1. Condivido in pieno il tuo pensiero, Francis: la Cina è un Paese incredibile che regala ai suoi visitatori mille emozioni. Tu sei arrivato addirittura in Tibet! Sono certo che per te sia stata un’esperienza a dir poco indimenticabile: chissà, mi piacerebbe un giorno seguire le tue orme…

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  8. Complimenti, questo reportage di viaggio è a dir poco affascinante, perché non si ferma alle apparenze ma scava oltre l’immagine pubblica, cogliendo discrepanze e aspetti poco chiari. Non vorrei trarre impressioni errate, dettate da una cultura diversa.

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    1. Ti ringrazio per aver colto un punto molto importante: il rischio che corre il turista distratto è di vedere solo quello che è venuto a vedere; compito del viaggiatore è, invece, quello di andare al di là delle apparenze, superando pregiudizi e stereotipi. Non è sempre facile…

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      1. Sono d’accordo..anche noi siamo condizionati..sempre..e sin da piccoli. La verità è relativa..soggettiva..e difficile da cogliere. Da quello che ho letto..sei un autentico viaggiatore. 😁

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      2. Beh, non saprei… mi lascio guidare quasi sempre dall’istinto e spero di riuscire ad esserlo… almeno ci provo 😉

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  9. Thank you, it was very interesting.

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  10. Articolo strepitoso!!
    Hai fatto un po’ di chiarezza su questa gente di cui tutti dicono di tutto ma nessuno sa quasi niente…

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