Quando si parla di Svizzera, spesso il primo pensiero corre alle Banche ed agli istituti di credito finanziario. D’altro canto è innegabile che le Banche Svizzere possano essere considerate un po’ lo specchio del Paese: efficienti, affidabili e discrete a tal punto che il famigerato “segreto bancario”, da queste parti, non viene mai messo in discussione, nemmeno quando c’è da scoprire i traffici di loschi personaggi della finanza, della politica e del mondo imprenditoriale che con i loro movimenti, non sempre trasparenti, hanno contribuito ad accrescere la solidità economica del Paese Elvetico.
L’altra faccia (forse) della stessa medaglia è la mancanza di condivisione di intenti con la comunità internazionale che, in un mondo ormai globalizzato, bussa prepotentemente alle porte del piccolo Paese transalpino: e così, di tanto in tanto, i referendum che propongono la cacciata dei lavoratori stranieri tornano, anacronisticamente, d’attualità.
Esiste, per fortuna, un’altra Svizzera, fatta di giovani e meno giovani che marciano per la strada manifestando in difesa dei diritti delle minoranze, per la messa al bando del nucleare e per il rispetto della Natura che, in queste vallate, si offre a residenti e visitatori nelle sue forme più accattivanti e generose.
Tra l’altro, la Svizzera è composta da vari gruppi etnici ed ha come lingue ufficiali il Tedesco, il Francese e l’Italiano, lingue che vengono regolarmente insegnate nella scuola dell’obbligo. In linea di massima, quindi, non è difficilissimo comunicare anche se ho avuto modo di percepire, a spasso per la Svizzera, che il carattere della gente cambia un po’ a seconda dei Cantoni: nella parte francese l’influenza e l’allegria della vicina Francia si staccano dal formalismo che pervade gli abitanti della parte di lingua tedesca; nel Canton Ticino, invece, di Italiano c’è solo la lingua (o quasi)!
La Svizzera, in virtù della posizione strategica per noi Italiani, rappresenta una sorta di Stato “cuscinetto” per cui, gioco forza, quando si attraversano i confini nazionali a bordo di un’auto, molto spesso ci si trova (intenzionalmente o meno) a passare per il territorio elvetico.
A proposito, per chi non lo sapesse, le forze di Polizia Svizzere non fanno sconti a nessuno, men che meno a noi Italiani: i controlli sono sempre molto accurati. In tempi abbastanza recenti, mi è stato chiesto, al valico di frontiera, di tirar fuori i bagagli dal vano posteriore dell’auto per facilitare una più accurata ispezione del veicolo. Il controllo “a campione” come loro stessi lo hanno definito, è stato effettuato (inutile a dirlo) con la più classica e proverbiale precisione svizzera ed a causa di ciò si è protratto per più di dieci minuti. Alla fine, dopo le infruttuose ricerche di non si sa bene cosa, mi hanno invitato con fredda gentilezza a riporre le valige, risalire a bordo e liberare il campo.
Un’altra avvertenza: per circolare su qualunque strada elvetica (sia superstrada che autostrada) occorre munirsi di apposita “vignetta”, un contrassegno in vendita anche negli esercizi commerciali vicini alle aree di frontiera o, in ultima analisi, persino nelle stesse stazioni doganali. La fregatura consiste nel fatto che non esistono contrassegni giornalieri, settimanali e neppure mensili: l’unico contrassegno in vendita ha validità annuale e costa circa quaranta franchi. Quindi, anche se la vostra permanenza sulle strade svizzere è limitata solo a poche ore, in ogni caso dovete pagare dazio per un intero anno!
I miei passaggi in Svizzera, negli anni, sono stati molteplici, ma mi limiterò a ricordare in questa pagina due soli episodi, estremamente distanziati l’uno dall’altro (da un punto di vista temporale), ma a cui, parimenti, lego dei ricordi particolarmente piacevoli.
Prima di procedere però, mi permetto di fornire ancora qualche utile informazione:
- la tradizionale puntualità svizzera non è un bluff; sui treni, sui bus e persino sui traghetti che attraversano i laghi è, praticamente, impossibile (o quasi) che una corsa sia in ritardo: regolatevi di conseguenza;
- le tariffe dei mezzi di trasporto sono molto care ma esistono tutta una serie di “tessere del turista” che danno diritto a sconti sui treni, sui bus e persino sulle funivie che collegano alcuni piccoli incantevoli paesini di montagna;
- gli alberghi sono proibitivi per chi ha un budget limitato: è meglio ricorrere a semplici Guest House oppure, in alternativa, tenete a mente che in molte località vi sono le cosiddette Studentenunterkunfte, vale a dire strutture paragonabili alle nostre “Case dello Studente” che in Estate, essendo libere, vengono affittate ai turisti occasionali di passaggio;
- Stare alla larga dai ristoranti con camerieri in uniforme e tavoli accuratamente apparecchiati è fondamentale per chi non vuol far coincidere il soggiorno in Svizzera con la bancarotta delle proprie finanze. Per non morire di fame… i soliti squallidi Fast-food o, ancor meglio, i Supermercati; d’altro canto, rinunciare ai piaceri della tavola non richiederà un grosso sacrificio: è davvero improbabile rimanere coinvolti in una passione per la cucina elvetica. Unico vero richiamo per i buongustai è costituito dalle pasticcerie con specialità che, ovviamente, variano da cantone a cantone. Da non dimenticare, naturalmente, la cioccolata, nei mille gusti differenti in cui è in vendita.
Il primo episodio che mi accingo a raccontare coincide con la mia prima volta in Svizzera allorquando, giovane studente liceale, insieme ai miei vecchi cari compagni d’allora, in occasione del fatidico viaggio d’istruzione (che a quei tempi precedeva di qualche mese l’esame di maturità), sulla strada per Parigi, a bordo di un pullman gran turismo (si fa per dire…), facemmo tappa a Ginevra.
Ginevra è da sempre la città più internazionale della Svizzera. Un tempo ci venivano i mercanti da tutta Europa, oggi ci vivono i dirigenti delle grandi multinazionali che hanno qui la loro sede.
Nel Palazzo in Avenue de la Paix c’è la sede dell’ONU e poco distante, si incontra la sede dell’Organizzazione Mondiale della sanità e della Croce Rossa. Nonostante ciò Ginevra, già allora, non mi diede l’idea di una città “burocratica”. Forse la sua splendida posizione, adagiata sul lago, permette al viaggiatore di stare alla larga dal mondo che ruota intorno agli Uffici, di non percepirne il peso specifico.
Il centro si può tranquillamente percorrere a piedi tra negozi e giardini, sino ad arrivare al Quai des Bergues, di fronte ad un’isoletta in cui campeggia la statua di Jean-Jacques Rousseau, cittadino di Ginevra.
Per rintracciare un altro grande personaggio famoso della città, Giovanni Calvino, bisogna andare di fronte all’Università, sul muro dedicato alla Riforma Protestante.
La sera, in genere, tempo permettendo, si passeggia nel cuore della città vecchia (piazza Bourg de Four) oppure lungo le rive del lago.
Ed è proprio in uno dei tanti ristoranti che si affacciano lungo la riva dell’anzidetto lago che cenai insieme ai miei compagni di classe ed al mio vecchio professore di filosofia (che ci fece da accompagnatore), in quel “mitico” viaggio d’istruzione ormai lontano nel tempo ma giammai dimenticato.
Era una sera di fine Marzo, il cielo era terso ma la temperatura estremamente rigida. Dalle vetrate del ristorante si godeva di un’incantevole vista sul lago, su cui si specchiavano le case, proiettando sull’acqua un meraviglioso gioco di luci.
Ad un tratto, come per magia, cominciò a fioccare la neve, all’inizio leggera, poi sempre più copiosa. L’emozione per tutti noi fu davvero indescrivibile ed alla fine della cena, all’uscita dal locale, c’erano almeno venti centimetri di neve che si era raccolta per terra. Per noi, ragazzi d’allora, provenienti dall’estrema periferia meridionale d’Europa, quello fu un invito a nozze: alle nostre latitudini la neve è un fenomeno meteorologico a dir poco sconosciuto e, pertanto, davanti a quel soffice manto bianco, non ci lasciammo scappare l’occasione per abbandonarci ad una memorabile battaglia a palle di neve…
L’altro episodio di cui voglio raccontare è molto più recente di quello di cui ho appena parlato e risale alla mia (sinora) ultima presenza in territorio svizzero.
A bordo di un’auto presa in affitto nella Foresta Nera, seguendo il percorso del Reno che in quest’area geografica segna il confine tra la Germania e la Francia, trascorro qualche giorno a cavallo tra le regioni di Alsazia e Lorena. Infine, da Friburgo, in poco più di un’ora di guida arrivo a Schaffausen, piccola cittadina elvetica nota, soprattutto, perché a breve distanza da qui il fiume Reno forma le cascate più imponenti di tutto il continente europeo.
Lo spettacolo è veramente impressionante poiché, nonostante il salto d’acqua non sia particolarmente elevato, tuttavia il fronte della cascate si estende per più di cento metri. L’acqua, precipitando dal livello soprastante, cade in un profondo bacino dove il fiume fa un’ansa. Nel mezzo, ai piedi della cascata, ci sono alcuni scogli, delle specie di pinnacoli. Su uno, il più grosso, svetta la quadrata bandiera rossocrociata: lo scoglio si raggiunge con una barchetta che fa la spola avanti e indietro, trasportando i turisti che, in tal modo, giungono proprio ai piedi della cascata. Il rumore è assordante e l’acqua si vaporizza in una miriade di goccioline che, qualora splenda il sole (purtroppo non è stato il mio caso), presumo creino un meraviglioso effetto arcobaleno. Credetemi: uno spettacolo e un’esperienza meravigliosi.
Potrei continuare a parlare della Svizzera descrivendo la bellezza dei paesaggi montani, l’emozione che ho avvertito davanti all’incantevole lago di Lucerna, la sensazione di ordine ed efficienza che mi hanno dato città come Berna o Zurigo, il piacere che ho provato passeggiando sul lungolago di Lugano mentre, volgendo il mio sguardo in direzione delle valli del Canton Ticino, coglievo alcuni dei più suggestivi scorci di panorama che la Svizzera regala ai suoi visitatori. Potrei continuare a parlare di tutto questo ma, probabilmente, in tutta onestà, credo che l’unica cosa utile che possa fare prima di chiudere questa pagina del mio blog dedicata alla Svizzera, sia di fornire un piccolo ma (spero) prezioso suggerimento: visitate la Svizzera, perché tra valli sconfinate, vette mozzafiato, pittoreschi bacini lacustri e villaggi che sembrano usciti da un libro di fiabe, sono certo che una vacanza in Svizzera vi regalerà momenti magici ed indimenticabili.
Giovanni , Lentamente sto leggendo i tuoi articoli. Sebbene ancora trovo difficile, ma il tempo che ci vuole ne vale la pene:) Hai un regalo con le parole. Alla fine degli articoli ho un immagine meravigliosa degli posti , alcuni ho visitato e quelli che non ho. Anche, il spero che il mio italiano è megliore. La tua commenti nel “utile informazione” mi ha fatto ridire quando hai detto che le tariffe di trasporto sono molto caro. Potresti provare il treno in l’Inghilterra . Un biglietto tra Preston a Londra andato e tornato nel giorno costa £351. In Svizzera un viaggio similare tra Berne e Geneva costa €90,80.
Non vedo l’ora leggere un altro articolo di tuo.
"Mi piace""Mi piace"
In effetti le ferrovie britanniche sono veramente un caso limite, costano più degli aerei! L’unica ragionevole alternativa è quella di comprare i biglietti on line con largo anticipo…
Mi fa piacere che apprezzi i miei articoli a che ti sono utili per migliorare il tuo italiano con il quale stai facendo progressi davvero notevoli.
Brava: continua cosi 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Certo, se sai dove guardare puoi comprare un biglietto per circa £40 biglietto ritorno, ma non sono la norma. Grazie per il tuo incoraggiamento.
"Mi piace""Mi piace"