Spagna

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La Spagna è, in genere, uno dei primi Paesi stranieri visitati da noi Italiani ed è, inoltre, uno dei pochi se non, addirittura, l’unico Paese straniero che viene visitato in maniera autonoma e indipendente, persino da quegli Italiani che non parlano alcuna lingua straniera e che, consequenzialmente, si spostano al di fuori dei confini nazionali solo con il supporto di un viaggio organizzato. L’assonanza linguistica e le similarità caratteriali fanno sì che gli Italiani in Spagna si sentano un po’ come a casa, perfettamente a loro agio.

Io ho visitato molte volte la Spagna e, ad onor del vero, sono ancora alla ricerca del volto più autentico ed univoco della Spagna. L’impressione che ho ricevuto dai miei viaggi in Spagna è che, probabilmente, non esista una sola faccia di questo Paese, ma tanti differenti volti, tanti diversi caratteri che emergono alternativamente ed in modo peculiare, a seconda della specifica regione in cui ci si trovi.

Ho visitato molte volte la Spagna, ma racconterò, in questa pagina del mio blog, solo del mio primo viaggio in terra iberica, un viaggio nel quale, spostandomi in lungo e largo a bordo di una vecchia auto, ho avuto modo di conoscere luoghi e persone, apprezzare la bellezza e cogliere anche le contraddizioni culturali di questo meraviglioso Paese.

Il viaggio comincia in un caldo pomeriggio d’Estate nel porto di Palermo: solite formalità d’imbarco e finalmente comincia la navigazione verso Genova, dove si arriva dopo una tratta di circa ventiquattro ore.

La cosa più saggia da fare, sbarcando nel capoluogo ligure nel tardo pomeriggio, sarebbe quella di mettersi alla ricerca di un albergo dove trascorrere la notte. Ma a vent’anni spesso l’istinto prevale sulla razionalità, e l’istinto mi dice di proseguire, di gettare il cuore oltre l’ostacolo.

Dopo circa due ore di guida, attraverso il confine con la Francia e decido di proseguire ad oltranza, percorrendo le strade statali che si snodano lungo la costa azzurra, evitando accuratamente le autostrade transalpine, per non “incappare” nei costosi pedaggi francesi.

La guida procede senza soluzione di continuità per altri trecento chilometri, con un’unica sosta a Montpellier, a tarda notte, dove mi fermo attratto anche dalle note finali di un concerto di piazza tenuto da una band locale a me sconosciuta ma, almeno a giudicare dall’entusiasmo della gente, molto apprezzata da quelle parti.

Alle prime luci dell’alba arrivo finalmente in Spagna! Il viaggio è stato massacrante ma l’emozione  prevale sulla stanchezza…

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Trascorro i primi giorni del mio soggiorno in un campeggio alle porte della cittadina di Lloret de Mar: l’atmosfera del campeggio è allegra e cosmopolita.

Lloret de Mar è una delle destinazioni turistiche più importanti di tutta la Costa Brava. E’ uno dei posti preferiti dai ragazzi di tutta Europa per via dei locali notturni e del divertimento sfrenato. Tuttavia, almeno ai miei occhi, la città e ben lungi dall’essere un paradiso: spiagge superaffollate, enormi palazzoni di cemento e traffico caotico; la confusione regna sovrana e, come se non bastasse, locali, bar e ristoranti sono piuttosto anonimi.

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Nei pressi della Plaza de Toros mi imbatto in un gruppo di manifestanti che protestano a gran voce contro la crudeltà della corrida, esponendo, tra gli altri, uno striscione giallo con una scritta in nero sin troppo emblematica: “Tortura no es Arte ni Cultura!”.

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Dall’altro lato della strada alcuni aficionados della tauromachia, agita al vento fazzoletti bianchi e fischia all’indirizzo dei manifestanti. Mi chiedo come sia possibile che ancora oggi vi siano individui che traggono piacere nell’assistere ad uno spettacolo cruento che culmina con la morte gratuita di un animale che scende nell’arena in una condizione di evidente inferiorità, già stordito e drogato. Ma questa è un’altra storia!

Da Lloret de Mar a Barcellona il passo è breve e così, mi rimetto alla guida alla volta della capitale Catalana.

La mia permanenza a Barcellona è forse troppo breve per farmi un’idea esaustiva della città. Una visita veloce alla Plaça de Catalunya, alla Rambla, alla Sagrada Familia ed al Barrio Gotico con la splendida cattedrale, non credo siano sufficienti per cogliere l’anima profonda di una città forse un po’ schiacciata dal peso di un turismo che è cresciuto a dismisura negli ultimi decenni, puntando più sulla quantità che sulla qualità. Le statistiche dicono che Barcellona è la città regina in Europa per il turismo “mordi e fuggi”, un turismo di massa che non rende giustizia ad una delle più belle città d’Europa, una città che non a caso è celebre nel mondo soprattutto per l’arte e l’architettura.

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Mi colpisce che da queste parti molte auto espongano in bella mostra un adesivo giallorosso con in primo piano la lettera “C” di Catalunya, anziché la classica “E” di España: ne chiedo la ragione e mi si risponde “Esta no es España, esta es  Catalunya”. Comincio a capire che qualcosa non va e che forse mi ero fatto un’idea della Spagna un po’ romanzata, comunque lontana dalla realtà.

Da Barcellona, un lungo viaggio, intervallato da qualche tappa intermedia, mi porta sino al profondo Sud, alla costa del Sol.

Alloggio per qualche notte all’Hotel Palia la Roca di Benalmadena, un paesino a fortissima vocazione turistica, a breve distanza da Torremolinos. L’albergo, che in realtà è una sorta di villaggio turistico con la formula dell’All Inclusive, non è di quelli che hanno lasciato il segno nella mia memoria di viaggiatore. Per chi fosse interessato a saperne di più sulla mia esperienza al Palia la Roca, può leggere la recensione che ho pubblicato su Tripadvisor con un semplice “click“.

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Il mare in questo tratto di costa lascia parecchio a desiderare, soprattutto per chi come me proviene da un isola come la Sicilia che, per quanto riguarda il mare, forse non è seconda a nessuno. I grattacieli arrivano sin sulla sabbia, le spiagge, nelle ore di punta, sono affollatissime e l’acqua, in generale, è torbida. L’unica cosa che funziona a dovere è l’aspetto infrastrutturale.

Il caldo è asfissiante e mi rendo conto che forse questo periodo dell’anno non è il più indicato per visitare l’Andalusia che, a parere di molti, è forse la regione più suggestiva del Paese. Per questo decido d’andar via e mi riprometto di visitare Granada, Cordoba e Siviglia in un altro momento, magari in Primavera, quando il clima si fa più dolce.

La prossima tappa è sicuramente una delle più significative perché è dedicata alla capitale del Paese: Madrid.

Madrid è una città cosmopolita ed affascinante, una città in continua evoluzione, un mix perfetto tra antico e moderno, con un grande patrimonio culturale e artistico, retaggio di secoli di storia. Con i suoi monumenti, palazzi, musei e piazze, Madrid è una città unica che vale decisamente la pena scoprire con la dovuta calma.

L’albergo a Madrid è il migliore in cui ho soggiornato durante la mia permanenza in territorio spagnolo: approfittando di un’offerta last minute incredibilmente vantaggiosa, mi sono accaparrato una camera all’Hotel Husa Princesa, un cinque stelle in pieno centro, dove lusso, comfort e gentilezza regnano sovrani. Per chi volesse saperne qualcosa di più, è sufficiente cliccare qui e leggere la mia recensione pubblicata su Tripadvisor.

La città, come dicevo, offre un vasto patrimonio storico e artistico. Imperdibile, secondo me, una visita al Museo del Prado, uno dei più importanti musei al mondo, specializzato nella storia dell’arte europea degli ultimi cinque secoli. Da segnalare una vasta esposizione delle opere dei maggiori artisti italiani, spagnoli e fiamminghi, fra cui Velázquez, Rubens, Tiziano e soprattutto Francisco Goya, con la sua celeberrima “Maya desnuda”.

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Dedico un’intera mattinata alla visita del Prado quindi, nelle immediate vicinanze, percorro la calle de las Huertas, e raggiungo il Barrio de Las Letras (Quartiere Letterario), cuore di Madrid e  punto di riferimento della movida madrileña.

Tra lo sfarzoso Palazzo Reale e la Plaza Mayor, si trova la Puerta del Sol, il centro culturale e geografico di Madrid. Nella Piazza si trovano, tra l’altro, numerosi monumenti di grande interesse artistico. Cattura la mia attenzione il famoso “chilometro zero”: una targa posta al centro della Piazza ricorda che a partire da questo punto vengono calcolate le distanze in chilometri in tutto il paese.

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Per una sosta defatigante, suggerisco una piacevole passeggiata nel Parco del Buen Retiro, uno dei principali polmoni verdi della città.

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A pochissima distanza dal Parco, date un’occhiata alla Fontana di Cibele che è considerata uno dei simboli della città. La fontana rappresenta la dea romana Cibele, divinità della terra, dell’agricoltura e della fertilità, su un carro trainato da leoni. La dea è anche un’icona dei tifosi della squadra di calcio del Real Madrid; infatti, intorno a questa fontana, si festeggiano le vittorie della squadra, oltre ai successi della nazionale di calcio spagnola.

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Per quanto riguarda il cibo, il livello medio dei ristoranti a Madrid è sicuramente buono: i prezzi sono, orientativamente, allineati a quelli di Barcellona, un po’ più cari che nel resto del Paese; per una cena, in genere, non si spende più di quanto si possa spendere in un qualunque ristorante italiano di medesima categoria…talvolta anche qualcosa in meno.

A proposito: ho contato decine e decine  di ristoranti, trattorie, osterie e taverne in tutta la città che ostentano una targa, un’insegna, finanche una semplice iscrizione, in cui si riporta sempre la seguente fatidica frase: “Aquí comió Ernest Hemingway” che, letteralmente significa “qui mangiò Ernest Hemingway”.

Mi viene difficile da credere che Hemingway abbia potuto avere tutto questo tempo a disposizione per  gozzovigliare a destra ed a manca, persino in bettole di quart’ordine. La verità e che, probabilmente, i vari ristoratori di turno pensano di aver trovato una ricetta facile per attrarre avventori di passaggio, raccontando la solita storiella su Hemingway.

Singolare è, invece, il caso di una piccola osteria in cui mi sono imbattuto, passeggiando per i vicoli del centro storico della città madrilena; sul muro sopra la porta d’ingresso dell’osteria campeggia una semplice frase: ” Aquí nunca estuvo Hemingway!” che, ancora una volta, traduco per i pochi che non ne intuiscano il significato “qui non è mai stato Hemingway!”. Mi sembra una maniera simpatica di liberarsi una volta e per tutte dallo spettro incombente del celebre scrittore americano.

Durante la mia permanenza a Madrid, non mi lascio scappare l’occasione per due interessanti escursioni giornaliere fuori porta:

  • Il Palazzo dell’Escorial (a me già noto in virtù di reminiscenze di studi universitari, durante i quali avevo letto con interesse a proposito di questo castello che, in un periodo particolare della storia di Spagna, era diventato il simbolo monumentale e celebrativo della monarchia di Filippo II);
  • Toledo, antica città famosa per i monumenti medievali arabi, ebraici e cristiani del centro storico, dichiarato, peraltro, Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.

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Nell’ultima tappa del mio viaggio in Spagna raggiungo l’estremo Nord del Paese, i mitici Paesi Baschi, un luogo che mi sorprende e mi affascina, un luogo che nasconde inaspettate meraviglie e che mi porta in un mondo quasi surreale, dove la Natura assurge a protagonista assoluta e dove il turismo caotico di Barcellona e dintorni appare, fortunatamente, distante anni luce.

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Lungo la strada che da Pamplona porta a San Sebastian, carico a bordo due giovani autostoppiste che  mi sorprendono non poco, intonando alcune delle più famose canzoni di Eros Ramazzotti, di cui recitano i testi  perfettamente a memoria; quando il discorso cade sulla questione della nazionalità, la storia si ripete ancora una volta, le due ragazze mi rispondono nella stessa maniera in cui mi ero sentito rispondere in Catalogna: “Esta no es España, esto es el Pais Vasco”.

Mi chiedo: ho macinato migliaia di chilometri e, dovunque sia andato, mi hanno sempre detto che quella non era la Spagna. A questo punto, la domanda sorge spontanea: ma dove accidenti si trova questa fantomatica Spagna? Sembra quasi che tutti, da queste parti, facciano a gara per ripudiare i legami con la cultura e persino con la lingua Castigliana. Nei Paesi Baschi, persino le iscrizioni stradali, nella migliore delle ipotesi sono in doppia lingua, talvolta, invece, solo nella lingua locale, un idioma assolutamente incomprensibile per noi italiani, una lingua misteriosa dove scarseggiano le vocali ed abbondano lettere non note al nostro alfabeto, come la “x”, la “y” e la “w”.

San Sebastian mi seduce al primo sguardo, mi perdo tra i suoi pittoreschi vecchi quartieri, mi innamoro delle sue scogliere a strapiombo sull’Oceano. Da queste parti il fenomeno delle maree è davvero preponderante, alla stessa stregua della Normandia, giusto per rendere l’idea: al mattino scopri una spiaggetta isolata e pensi che sia un luogo delizioso dove, magari, tornare in tarda serata per godere della vista del tramonto; torni dopo qualche ora e la spiaggia è sparita, letteralmente “inghiottita” dalla marea.

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Il clima, da queste parti, è umido e freddino tutto l’anno e la vegetazione è molto rigogliosa, assai più che nel resto della Spagna, il cui territorio è, invece, prevalentemente arido e brullo. I primi due giorni della mia permanenza nei Paesi Baschi sono caratterizzati da una pioggia violenta e da un vento sferzante e continuo. In un suggestivo e spartano campeggio ubicato in posizione panoramica su una scogliera a strapiombo sul mare, la mia piccola tenda canadese sembra traballare ma, alla fine, resiste con dignità e per fortuna, a partire dal terzo giorno, le nubi si diradano lasciando il posto ad un magnifico cielo azzurro.

Se il clima da queste parti è freddino, di contro, la gente è molto calorosa, allegra e festaiola. Passando da un paesino all’altro, mi stupisce il fatto che ci sia sempre ed ovunque qualcosa da festeggiare, le piazze sono colorate ed imbandierate, le strade illuminate, le osterie aperte sino a tarda notte.

Naturalmente, non posso lasciare la Costa Basca senza aver prima assaporato la sua gastronomia, squisita e famosa in tutto il mondo per i piatti a base di pesce, frutti di mare e carne: una vera delizia per il palato.

Il mio primo viaggio in Spagna finisce qui. In seguito ho avuto il privilegio d’aver calpestato altre volte il suolo di questo eterogeneo Paese, talvolta per mero piacere, altre volte per contingenti necessità familiari. Ogni volta, comunque, a prescindere dalla ragione che mi ha spinto sin lì, mi sono sempre trovato molto bene, mi sono interfacciato con la gente del luogo e sono sempre stato accolto in modo amichevole e cordiale.

Del mio viaggio in Spagna salverei a pieni voti quella meravigliosa regione a cavallo dei Pirenei di cui ho giusto finito di raccontare, salverei quei Paesi Baschi, la cui Natura selvaggia e prorompente, mi ha regalato emozioni incredibili.

Salverei anche Madrid, una città che pur non avendo punti di riferimento immediati, icone cittadine come quelle di Londra o Parigi, mi ha saputo, comunque, sorprendere e conquistare a poco a poco, una città dove “nessuno va a letto prima d’avere ucciso la notte” come diceva Hemingway.

Non salverei, invece, i luoghi aggrediti dal turismo di massa, come la Costa Brava; ma questa è solo una considerazione meramente soggettiva, non vuole essere una condanna senza appello.

Sospendo, infine, il giudizio sull’Andalusia, poiché la mia permanenza in quella regione è stata troppo breve per poter formulare una valutazione con cognizione di causa.

Mi riprometto, quindi, di ritornare ancora una volta in Spagna per dedicare alla terra della magnifica Alhambra di Granada, dei Palazzi moreschi di Cordoba, delle montagne della Sierra Nevada e dei suoi grandi parchi Nazionali, tutte le attenzioni che una regione calda e passionale come questa sicuramente merita di ricevere.

Detto questo, non mi rimane che chiudere con una frase, che vuol suonare come un impegno ed una promessa nei confronti di me  stesso, in vista di un eventuale prossimo viaggio: “Hasta la vista España!”

8 pensieri riguardo “Spagna

  1. L’anno scorso ho letto che gli spagnoli di Madrid erano infastiditi dai turisti nelle loto abitudini quotidiane. Quindi ho tolto Madrid dalla mia lista di viaggi. Anche se a Madrid preferirei Barcellona, non per la movida ma per Gaudì.

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  2. Ciao Giovanni .Ancora una volta ho apprezzato il tuo articolo. Ho bisogno di tempo per leggerlo in italiano ma ne vale la pena! La prima volta che ho lasciato UK era molto anni fa quando ero una studentessa. sono arrivata a Lloret da mar. In realtà io non ho visto la vera Spagna. Molto anni dopo ho avuto l’opportunità visitare il paese di nuovo diverse volte. A Madrid, Barcellona, Granada , Cordoba Siviglia e Cadiz. In questi viaggi ho cercato per l’esperienze vero di Spagna Sì ho visto alcuni siti famosa ma molto di più. Lloret da Mar ha per molto anni incontrati i bisogni dei turisti ( la maggioranza L’inglese) con il sole, la mare ,il pub inglese e “fish and chips”. Ma la Spagna ha tanti di più offrire. Ciao Lynne

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    1. Ciao Lynne,
      Condivido pienamente la tua riflessione e ti ringrazio per il fatto che segui sempre con entusiasmo il mio blog 🙂
      It means a lot to me!

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      1. Ciao Giovanni ,Trovo il tuo blog molto interessante, hai un bel modo con le parole. Il mio italiano è ancora al livello base. Per migliorare devo ascoltare, parlare e leggere molto. Anche se trovo il blog una sfida si espande il mio lingua. Tanti città che hai visitato (in europa) sono stato in molto degli stesso posti. La sfida di leggere di più mi piace, Lynne

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  3. Great post. Thank You. Spain offers very much to see as Italy also. Personally, I love its islands, especially Las Palmas in Gran Canarias. Thank You.

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  4. Thanks for reading!
    I’ve never visited Canary Islands but a very dear friend of mine has been living there (in Fuerteventura) for four or five years so, sooner or later, I think I will go there to visit him: it might be a great opportunity to look around 🙂

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  5. Sono stata più volte in Spagna e ne sono rimasta affascinata ogni volta. La città che ho amato di più è stata Siviglia, una semplice meraviglia…quelle viuzze così strette in cui perdersi, la Cattedrale, le persone… Sì, devi assolutamente tornarci! E non dimenticare di visitare quel gioiellino di Cordoba : )

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