Singapore: la “regina” del Pacifico

In un momento come questo in cui, a causa dell’emergenza pandemica in corso, numerosi Paesi continuano ad imporre limitazioni, restrizioni di vario genere e rigorosi controlli in ingresso, viaggiare risulta ancora (speriamo per poco) un’attività abbastanza problematica.

Pertanto, per chi come me scrive di viaggi, con l’aspettativa di evocare suggestioni ed offrire suggerimenti, non rimane altro che aggrapparsi al treno dei ricordi, tornando a raccontare di luoghi visitati in un passato temporalmente recente (seppur psicologicamente assai lontano), facendo riemergere dalla memoria episodi finiti nel dimenticatoio prima ancora di essere raccontati o su cui, magari, non ci si era soffermati con la dovuta attenzione.

In questo nuovo articolo tornerò, quindi, a scrivere di Singapore, una piccola città-stato del Sud-est asiatico, distante solo pochi chilometri dalla linea dell’Equatore, separata dalla Penisola della Malesia da uno stretto braccio di mare e che, a torto o ragione, in molti definiscono come la “regina” del Pacifico.

A quella latitudine, inutile sottolinearlo, il clima è sempre estremamente caldo e umido per cui, a meno di un clamoroso colpo di fortuna, la pioggia è sempre una costante per i visitatori che scelgono Singapore come meta delle loro vacanze.

Ad onor del vero io non ho scelto Singapore come meta di viaggio; la mia presenza in quel lontano lembo di terra è un fatto puramente accidentale.

L’obiettivo o, per meglio dire, l’oggetto del desiderio è l’Australia e per far sì che il desiderio, il sogno, si traduca in realtà, incomincio la solita ricerca finalizzata all’individuazione della compagnia aerea con il miglior rapporto qualità-prezzo.

Dopo un’accurata indagine nell’universo mondo di Internet, traggo le conclusioni della mia ricerca: Singapore Airlines!

La compagnia è tra le più solide al mondo, costantemente inserita ai vertici delle classifiche mondiali dalle agenzie di rating internazionali che valutano annualmente l’operato delle varie compagnie aeree. Il prezzo del biglietto per l’Australia è competitivo ed inoltre, ai passeggeri in transito, viene data la possibilità di optare per un lungo stop-over in quel di Singapore, dove si offre l’opportunità di usufruire gratuitamente di un tour in pullman, alla scoperta delle principali attrazioni turistiche della piccola repubblica sud-orientale.

Pronti: via! Si parte da Milano con destinazione intermedia Aeroporto internazionale di Changi-Singapore e destinazione finale per la terra dei canguri.

Dopo circa tredici ore di volo atterro a Singapore. L’aeroporto Changi è immenso. Una vera e propria città nella città. Le statistiche riportano che è uno dei più importanti aeroporti al mondo, con una movimentazione di oltre cinquanta milioni di passeggeri all’anno.

Non appena metto piede in aeroporto, mi colpiscono subito una serie di cartelli che impongono numerosi divieti… alcuni a dir poco bizzarri (tra gli altri, il divieto di baciarsi in pubblico, il divieto di sputare per terra e finanche il divieto di masticare chewing gum!).

Prima di partire avevo letto qualcosa e mi ero documentato sul regime politico particolarmente autoritario della piccola repubblica… una repubblica che nasconde un carattere pericolosamente tendente al dittatoriale.

A Singapore, giusto per dare un’idea, la libertà di stampa è un concetto abbastanza relativo, l’omosessualità è considerata reato e punita con l’arresto immediato (i semplici sospettati possono essere reclusi per un periodo di ventiquattro mesi senza un regolare processo), chi imbratta i muri o, più in generale, vandalizza l’arredo urbano è condannato alla fustigazione, la detenzione e lo spaccio di cocaina, così come le rapine a mano armata vengono puniti con la pena di morte mediante impiccagione.

Di contro, Singapore non ha reati di alcun tipo (il tasso di criminalità tende a zero) e non ha neanche problemi di droga; Singapore è, inoltre, un Paese decisamente ricco, con un PIL pro capite tra i più alti del Pianeta ed è anche il luogo dove, in valore assoluto, risiede il maggior numero di milionari. I servizi di prima necessità sono assicurati alla quasi totalità della popolazione ed il sistema sanitario funziona alla perfezione

Insomma, ogni medaglia ha sempre il suo rovescio ma è evidente che il prezzo che Singapore sta pagando per divenire la “Regina del Pacifico” è davvero troppo alto: a mio giudizio, l’evoluzione di un Paese deve sempre passare dalla concessione dei diritti etici e morali, dalla libertà di stampa e opinione, dall’eliminazione della censura e della xenofobia. Singapore, dal mio punto di vista, deve necessariamente fare questo passo per continuare a splendere. Ma questa è un’altra storia…

Tornando alla mia visita di Singapore, giunto in aeroporto, mi metto subito alla ricerca del punto di ritrovo dei partecipanti al Free Singapore Tour di cui parlavo sopra, gentilmente omaggiato dalla stessa compagnia aerea, a tutti i passeggeri in transito con lunghi stop-over.

Il mio tour comincia alle dieci e trenta in punto; subito dopo aver passato il rigido controllo passaporti, con tanto di fotografia segnaletica e rilevamento di impronte digitali, mi unisco al gruppo: ad attenderci, all’esterno dell’aerostazione, un pullman gran turismo con aria condizionata sparata “a pompa”. Il caldo, all’esterno, è a dir poco asfissiante.

Dopo essere passati dal Distretto Coloniale, ed aver visto (dai finestrini del bus) alcuni degli edifici storici (tra cui, il Municipio, l’Alta Corte di Giustizia e la Galleria Nazionale), così come da copione ci si ferma per la prima sosta al Distretto Finanziario e Commerciale della città, con i suoi impressionanti grattacieli che si specchiano sul mare. La guida ci “concede” venti minuti di pausa per una veloce passeggiata al Merlion Park, per consentirci di scattare qualche foto al “Merlion”, simbolo di Singapore, una mitologica statua con il corpo di pesce e la testa di leone, che simbolizza la duplice natura della piccola repubblica: nata come borgo di pescatori poi divenuta, nel tempo, ricca e regale.

Prima di scendere dal pullman, veniamo “minacciati” dal nostro accompagnatore: non saranno ammessi ritardi e chi non ritorna in tempo utile, verrà abbandonato al suo destino!

Allo scadere dei venti minuti siamo tutti a bordo, tranne una giovane coppia che, in lontananza, cerca di attrarre la nostra attenzione con ampi gesti, mentre si avvicina di corsa al parcheggio del bus. Morale della favola: tre minuti di ritardo sul ruolino di marcia! La guida è estremamente contrariata per il contrattempo, sembra quasi disperata per quanto accaduto e redige un verbale che farà firmare ai due malcapitati “ritardatari” (e ad altri due partecipanti al tour, estranei alla vicenda ed estratti a sorte, in qualità di testimoni dell’episodio), in cui viene messo per iscritto che eventuali sanzioni comminate dall’Azienda per il ritardo accumulato, ricadranno esclusivamente sulle spalle dei due poveretti, ritenuti unici responsabili.

Dopo questo incredibile episodio di intolleranza, espressione della totale assenza della benché minima flessibilità, il tour riprende normalmente. Si passa attraverso vari quartieri della città, tra cui Chinatown ed il quartiere Indiano. Singapore è, infatti, una città cosmopolita in cui i quartieri multietnici convivono a pochi isolati di distanza gli uni dagli altri.

Il clou del tour è rappresentato dalla visita di Kampong Glam, quartiere tipicamente arabo-malese nel cuore di Singapore, dove si erge maestosa la Masjid Sultan, la moschea famosa per la grande cupola dorata e gli slanciati minareti. La moschea è circondata da una piacevole zona pedonale interamente lastricata, dove si può passeggiare e fare shopping nelle piccole botteghe che propongono una varietà di prodotti arabi, dai tappeti ai classici tessuti. Anche qui la sosta prevista è di venti minuti, ma questa volta, dopo appena quindici minuti, tutti i componenti del gruppo sono già disciplinatamente seduti all’interno del pullman…

Il giro per i vari quartieri di Singapore dura, in totale, circa tre ore, ed alla fine del percorso il pullman ci scarica nuovamente all’aeroporto, dove mi attende ancora un’attesa di qualche ora, prima di prendere un nuovo aereo che mi porterà in Australia.

Tuttavia, non corro alcun rischio di annoiarmi. L’aeroporto di Singapore non è semplicemente un Terminal collegato ad una galleria commerciale, ad un business center e, magari, anche ad un hotel: il Changi Airport è molto di più, è espressione del lusso più estremo, un autentico parco dei divertimenti, con una piscina aperta ad ogni ora del giorno e della notte, una sala cinema gratuita, una piantagione decorativa di orchidee con tanto di cascata e giungla lussureggiante ed infine, un bellissimo giardino di farfalle tropicali dove trascorro una piacevole mezz’oretta, intervallata dallo scatto di qualche foto.

E così, tra un’attrazione e l’altra, il tempo scorre veloce. Ad un tratto una voce metallica dagli altoparlanti chiama l’imbarco per il volo Singapore-Brisbane: il mio volo.

Solite formalità doganali e sono già a bordo per la scoperta di un nuovo continente e per una nuova avventura da raccontare, mentre Singapore, già alle mie spalle, rimane semplicemente una tappa da ricordare, con molte luci e con qualche ombra…

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38 pensieri riguardo “Singapore: la “regina” del Pacifico

  1. Che ricordi, Una città meravigliosa pulitissima è sempre all’avanguardia , ciao Giova, Singapore Airlines Top

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    1. Hai proprio ragione, Massi: Singapore Airlines è senza dubbio una compagnia di primissimo livello, Finora, fra quelle di cui ho fatto esperienza diretta, certamente la migliore! Secondo me nessuna delle più blasonate compagnie europee (ivi compresa Lufthansa) regge il confronto…

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      1. Noi da qualche anno viaggiamo Lufthansa per unsa serie di motivi, ma confermo Singapore meglio anche di Emirates, anche se Qantas e Cathay Pacific non sono lontane

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  2. bellissimo articolo Giovanni!

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    1. Ciao Simona, ti ringrazio molto per il tuo apprezzamento.
      Buona serata 🙂

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      1. Buon Anno caro Giovanni, un sorriso 🙂

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  3. Grazie per questo tuffo fuori dal continente ☺️👍

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    1. Grazie a te per aver letto e condiviso il mio articolo. Un caro saluto

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  4. Ciao Giovanni, ho trovato il tuo articolo molto interessante. Chissà perché ma avevo un’idea completamente diversa di Singapore e grazie alle tue informazioni adesso ho un quadro un po’ più preciso. Continuerò a seguirti sul blog.

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    1. Ciao Ludovica,
      Mi fa molto piacere sapere che hai trovato degli spunti di riflessione dalla lettura del mio articolo e sono contento che tu abbia deciso di iscriverti al mio blog. Grazie e spero di non deluderti

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  5. Ciao Giovanni, un piacere leggere un altro dei tuoi articoli. Le restrizioni hannodato a te e a molti altri l’opportunità di riflettere sui viaggi precedenti. Non ho viaggiato oltre l’Europa, quindi non posso commentare per esperienza personale solo da conversazioni con chi ha visitato, vissuto e cresciuto lì, documentari e letture, ma la mia opinione… Singapore insieme ad altri paesi come la Cina, la Russia ecc presenta un’immagine al mondo che tutto va bene senza criminalità o droghe e un sistema che funziona senza intoppi. Per raggiungere questo obiettivo ci sono molte restrizioni, una società altamente regolamentata in cui la tolleranza sembra mancare e le punizioni sembrano dure.
    Guardo con occhi inglesi. Entrambi i tipi di cultura hanno i loro pro e contro, qualcosa da imparare dall’altro. Se queste culture regolamentate restrittive fossero disposte ad accettare più libertà al prezzo di più droghe criminali, o noi qui in Inghilterra saremmo pronti ad accettare più restrizioni per ridurre la criminalità.

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  6. Ciao Lynne, sono molto contento di ritrovarti sul blog a commentare un mio articolo. Come sempre le tue riflessioni sono lucide, razionali e condivisibili. Probabilmente non esiste un assetto socio-politico ideale (all that glitters ain’t gold!) e mi trovi molto d’accordo quando dici che c’è sempre qualcosa da imparare dalle altre culture. Questo vale non solo per voi inglesi, ma per tutti i popoli del mondo.
    Colgo l’occasione per congratularmi per il tuo italiano: stai facendo dei progressi sorprendenti. Bravissima!!

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  7. ernestojudice 9 ottobre 2021 — 13:33

    Un articolo che va al di là dei soliti stereotipi e che fa riflettere anche parecchio.

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    1. Ciao Ernesto, ti ringrazio per il tuo lusinghiero commento nei confronti del mio post.

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  8. Very interesting post about Singapore. Well shared thank you.💓🌹

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    1. Thankyou very much indeed for stopping by. I hope to meet you soon again on my blog!

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      1. ☺🤗💓🌹💞😊Stay happy

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  9. Such a beautil account of your accidental trip to Singapore. I live across the Causeway by the way! Did you see the Jewel while in Changi Airport? Was a highlight especially the light show. Reall enjoyed your narrative.

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    1. Thanks a lot for your kind words and your support. It means so much to me. By the way, I missed “The Jewel” during my stay at Changi Airport: however, it might be a great recommendation for my next stopover in Singapore, hope in the near future… who knows?

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      1. I hope you get a chance too. Singapore is opening up Vaccinated Travel Lanes now. I was mesmerised by the sheer sound of that volume of water. Best wishes to you Giovanni for good health and great travels.

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  10. Grande capacità di scrivere un articolo di spessore, partendo da un’esperienza di un breve scalo aeroportuale che per molti altri si poteva tradurre semplicemente in una oziosa attesa del volo successivo, seduti su una scomoda sediolina del gate con gli occhi ipnotizzati davanti allo smartphone. Qui c’è tutta la differenza fra chi è veramente capace di scrivere (e di viaggiare) e chi invece no. Bravo!

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    1. Grazie per il complimento: lo prendo come un incoraggiamento ad andare avanti 🙂

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  11. Un racconto coinvolgente su Singapore. Adesso però sono in attesa di un nuovo articolo in cui mi racconti come è andata in Australia… 🙂

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    1. Probabilmente a breve pubblicherò un post sull’Australia, magari, chissà… focalizzando su qualcosa che mi ha suscitato particolare emozione. Per il momento, qualora fossi interessato alla descrizione analitica del mio viaggio nella terra dei canguri, ti rimando alla sezione specifica del mio blog “I miei viaggi” dove potrai anche trovare, spero utili, informazioni pratiche

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      1. Lo leggerò con piacere!

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    1. L’ho appena letto e l’ho apprezzato moltissimo. Ti ringrazio per avermelo segnalato!

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      1. Corro a risponderti nel mio blog! 🙂

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  12. Of the three rules you mentioned, I absolutely agree with banning on spitting on the streets. Here in Wyoming (or elsewhere) we see a lot of black spots on the cement ground, especially in front of super markets and restaurants. At first, I wondered what they were. Then someone told me they were street dust stuck on the spittle! Spitting on the street is not only insanitary but looks unpleasant. I wish they carry some tissue in their pocket and use it when they need it.

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    1. I wish too and I totally agree with you, even though… it seems me a bit exaggerated 500$ for spitting or, even, 1000$ for chewing gum! Maybe they’d better get their kids some candy or chocolate 🙂

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  13. Grande giova! sei ritornato con un articolo dei tuoi in cui non ti limiti a fornire informazioni turistiche, ma lasci spazio anche a riflessioni sociali ed a condivisibili considerazioni personali.

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    1. Grazie Emiliano. In effetti credo che, raccontando di un luogo, non ci si possa limitare asetticamente all’aspetto geografico ed artistico. Secondo me non è sufficiente descrivere con minuzia di particolari una spiaggia, una strada o una Chiesa. Un luogo è fatto anche di persone che vivono all’interno di quella comunità, che interagiscono fra loro e che danno vita a relazioni sociali (talora persino drammaticamente complesse). L’aspetto umano o, per meglio dire sociale e politico è, quindi, un elemento imprescindibile qualora si voglia trasmettere un sentimento ed offrire un quadro più esaustivo di un luogo visitato ed in cui abbiamo lasciato un pezzo del nostro cuore.

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  14. Leggerti è sognare. Esiste un luogo nel mondo in cui non sei stato?

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  15. Grazie cara, il tuo commento mi giunge particolarmente gradito.
    Approfitto dell’occasione per augurarti tutto il bene che meriti, con la speranza che i sogni che ti stanno a cuore possano divenire realtà: buon Anno!

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    1. Auguro lo stesso anche a te, soprattutto di poter tornare a viaggiare, in serenità

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